Bisogna avere passione e fiducia nel proprio istinto

Di Silvia Savini 11 Marzo 2022 https://ledicoladelsud.it/persone/2022/03/11/news/bisogna-avere-passione-e-fiducia-nel-proprio-istinto-115026/

Si pensa che uno arrivi a un punto preciso della propria carriera avendo un piano sin dall’inizio. In realtà non è così. Per me sono stati curiosità e coraggio a motivare le mie scelte. Ho sempre letto, viaggiato e guardato “oltre” e questo mi ha fatto capire che c’era tanto altro. Si nasce con queste caratteristiche cucite addosso, che ti spingono a una missione, non sempre ben definita, ma che sai ti porterà a trovare il tuo posto nel mondo». Esordisce così, Maia Marinelli, alla domanda “Quando nasce Maia?”. Artista eclettica, barese, che viaggia per il mondo e lo ha fatto a lungo anche per mare. Attualmente vive alle Hawaii e periodicamente torna in Puglia, perché dal 2019 dirige la fondazione H.E.A.R.T., il cui obiettivo è quello di promuovere, valorizzare e tutelare Palazzo Fizzarotti (BA), quale patrimonio artistico e culturale. «Questa cosa del “tutto programmato” è una grande ipocrisia. Ognuno ha un sapore, un colore, un odore in bocca di come vuole vivere la propria vita e poi seguendo tutto ciò naviga a vista. È un percorso difficile. Bisogna avere passione e fiducia nel proprio istinto, nelle proprie capacità di riuscire a sopravvivere anche allo sbaglio. Perché di sbagli se ne fanno. Tanti. Senza errori o le cosiddette palate in faccia, non ci sarebbero stati nuovi pezzi, nuove storie». E Maia di storie da raccontare ne ha davvero tante. Pura energia, costantemente in movimento e trasformazione. «Credo che la mia carriera sia ancora incompleta. Ci sono tante cose che voglio fare. È stato importante non definirmi solo come artista, che secondo l’iconografia attuale non riuscirebbe a fare nulla, se non l’artista. Assolutamente sbagliato. In questo il mare è stato fondamentale. Ho utilizzato quello che sapevo per esplorare il mondo. Come fotografa, come tecnico delle luci o secondo in fotografia nel mondo del cinema, come marinaio».

Il grande blu. Una palestra, per Marinelli, di attivismo, ma soprattutto presa di coscienza delle proprie capacità, come essere umano e donna. «Davanti al mare non sei né uomo, né donna, né più forte. È tutto più democratico e semplice». Importante anche il suo rapporto con i numeri. «La matematica è un linguaggio estremamente creativo. Ho iniziato anche a fare codice e lì ho capito come utilizzarla per vedere tridimensionalmente le mie opere e il mondo».

Un esempio di quanto racconta lo si può trovare in Mocean, che si ispira alle lunghe traversate oceaniche e trasforma moti ondosi in suono attraverso una serie di canne d’organo e l’utilizzo della tecnologia.

«È stata la prima opera che ho fatto utilizzando una formula matematica. Nella mia vita d’artista c’è stato un momento di rottura. Mi sono allontanata dall’arte e mi sono permessa un periodo di navigazione, accompagnata da una macchina fotografica. Ho iniziato a fotografare. Il mio lavoro si è, così, allontanato dalla dimensione personale, come l’identità del corpo e ho iniziato a distribuire il mio interesse su una dimensione spaziale, che coinvolge anche l’altro. Nella traversata pacifica, mi sono trovata con una tempesta massacrante, per due settimane. Quando sei al timone la notte, non hai modo di vedere quando arrivano le onde. In quel periodo ho trovato una maniera per fare proprio questo. Sono riuscita a tenere il ritmo delle onde. Ho iniziato a respirare seguendo il loro tempo. Interiorizzando tutto ciò, un anno dopo ho incominciato a cercare di trasformare questa esperienza così intima in un progetto che desse voce e musica al movimento dell’acqua e da qui nasce Mocean». Grande e suggestiva è stata l’esperienza vissuta al Polo Nord. «È partito tutto in modo razionale. Un progetto di occupazione, durante il quale ho occupato territori secondo le leggi nazionali e il concetto di land art come mezzo di profitto. Però, una volta davanti al panorama del Polo, non sono riuscita ad interagire in modo corretto con il paesaggio artico. Ho smesso, quindi, di forzarmi. Un giorno, sono andata a fare una semplice escursione, ma poi ho visto un pezzo di ghiaccio particolare. Ho avuto l’istinto di svestirmi e mettermi su di lui a meditare. Sono rimasta lì 3 minuti. Mi sono esposta alla dimensione artica, non più protetta dai miei concetti artistico-intellettuali. Ero io. Da lì è nata la serie di Meditation. È stato un momento di cambio importante della mia persona e della mia arte. Sono tornata a casa (la performance n.d.r.), dopo un percorso razionale. Cammino che si rinnova, adesso, con la Fondazione».

Maia Marinelli, L’edicola del Sud. 2022

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