Nuda nel ghiaccio polare per la libertà della Natura

Nuda nel ghiaccio polare per la libertà della Natura
Dal Museo Pascali un video di Maia Marinelli

di PIETRO MARINO

ARTE COME BATTAGLIA ECOLOGICA Maia Marinelli è tornata nella sua Bari per gestire la Fondazione Fizzarotti HEART.

Si celebra sabato 5 dicembre in tutta Italia la Giornata del Contemporaneo indetta dall’AMACI, l’associazione fra musei di arte contemporanea – ovviamente in edizione virtuale. Dalla Puglia partecipa il Museo Pascali, con una vetrina digitale aperta sul suo sito e sui social: un video di soli 2 minuti ma di insolita intensità meditativa.

Mette i brividi, si potrebbe dire. Perché si vede solo un corpo nudo di donna rannicchiato e immobile dentro un blocco di ghiaccio incavato quasi come ima culla che galleggia su acque gelide nel contesto di un paesaggio del Circolo polare Artico in luce trepida. Non vi succede nulla, parrebbe un fermo immagine se non si vedesse e non si sentisse il quieto sciabordio dell’acqua dentro il quale il blocco si scioglie lentamente. H video s’intitola proprio «Medita- tion n» ed è di Maia Anthea Marinelli, nota artista che è ritornata nella sua Bari per gestire la Fondazione Fizzarotti HEART dopo anni di esperienze all’estero tra arte sociale e ambientale, impegnative anche sul piano tecnologico.

Alla sua storia occorre rapportarsi, per dare senso più profondo alle suggestioni della performance. Perché questa prova estrema di resistenza anche fisica che sembra ricordare eroi dell’arte del corpo, tipo Abramovich o Acconci? Perché questo restituirsi nuda, quasi ad annullarsi nel grembo di una Natura poco amorevole all’apparenza?

I retroscena stanno in ima serie di altri video foto e testi che dovevano apparire in una personale nella project room del Museo di Polignano, rinviata (anche) per le chiusure da covid, e promessa in un possibile futuro.

Maia al Polo Nord vi era andata 5 anni fa per una spedizione con scopi di denuncia socio-politica. Intendeva piantare bandierine di diversi colori per segnalare come questi territori sono per l’Unesco «patrimonio dell’Umanità», ma nella realtà giuridica sono terra di nessuno sinché qualcuno non le occupi, non ne prenda possesso in nome di leggi che risalgono alla cultura della Roma imperiale e coloniale. Come dire che è l’occupazione da parte dell’Uomo a conferire valenza identitaria e valore economico a spazi che invece sono della Natura. E di cui tutti facciamo parte – «come il cielo, come le acque intemazionali, come la Luna».

Dunque l’arte come battaglia ecologica avanzata per una nuova alleanza fra cultura e natura, un po’ come i nuovi filosofi che predicano il superamento dell’Antropocene. Ma – confessa Maia – il suo progetto «Occupy North» è stato stravolto dal contatto con le terre del Polo. Non sono bianche ma cambiano sempre luci e colori. Il loro silenzio è pieno di mille suoni: «Ho sentito il battito del cuore, l’ho sentito sulla mia pelle».

L’Artico è «onesto, violento, vulnerabile e vivo». Fragile e labile, anche – per i mutamenti indotti anch’essi dall’uomo. Così l’artista avendo scoperto lo scoglio emergente dallo scioglimento dei ghiacci, ha voluto denudarsi e fame parte. «Mentre mi scioglievo nel ghiaccio, mi liberavo».

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Nuda_Nel_Ghiaccio_GazettaDelMezzogiorno 

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